Plasma, Obiettivo autosufficienza al convegno Iss-Fiods – 15/06/2018

Plasma, risorsa strategica ed economica da tutelare. Obiettivo autosufficienza al convegno Iss-Fiods

Tante strategie, tutte valide ma quando dagli Stati uniti sono arrivate in video conferenza le parole dello studioso Patrick Robert, in sala c’è stato il gelo. “Le donazioni a pagamento non devono essere più un tabù. Si tratta di un discorso e una controversia superati dai fatti. Ci sono modi diversi per ringraziare i donatori. In molti Paesi europei c’è il concetto che non si deve usare denaro per le donazioni. Negli Usa i donatori vengono ringraziati anche con i soldi. Ai pazienti non interessa se il plasma e il sangue vengono pagati o offerti gratis ma che il plasmaderivato sia sicuro. In Germania il donatore viene pagato 25 euro ma se non vuole soldi il compenso va in beneficenza”.

convegno plasma 15 giugno 2018

Sulle donazioni a pagamento, il presidente del Centro nazionale sangue (che ha organizzato il convengo insieme con Fiods) è categorico: “Siamo contrari e una proposta del genere farebbe venire meno – ha detto Giancarlo Maria Liumbruno – i valori fondanti del sistema della donazione”. Dello stesso tono le dichiarazioni fatte a margine del convegno a Donatorih24 di Sergio Ballestracci, presidente nazionale Fratres: “siamo convinti che la donazione debba restare gratuita e non ci muoveremo da questa convinzione”.

SERVIRANNO 75MILA TONNELLATE DI PLASMA

Nel mondo saranno necessario nel 2024 75mila tonnellate di plasma l’anno, ma ancora non si possono considerare come consumatori di plasma Paesi emergenti come Cina e India, e in via di sviluppo come quelli africani. In futuro la richiesta potrebbe quindi essere molto  maggiore.

L’intervento di Giuseppe Breda, referente scientifico del Centro della Regione Veneto per le attività trasfusionali.C’è bisogno di più plasma e lo sappiamo. Stiamo studiando i numeri della donazione, le possibili reazioni avverse e nuove strategie per aumentare la raccolta. Partiamo dai donatori. Da uno studio scientifico sulle modalità di donazione è emerso che il sangue intero viene preferito per il minor tempo di donazione, per le maggiori informazioni e per una migliore organizzazione dell’atto vero e proprio. Resta sempre in evidenza la necessità di aumentare il volume di raccolta. Noi, in Veneto, siamo partiti da uno studio australiano dove sono state considerate tre strategie. La prima prevede una donazione di 750 millilitri senza la somministrazione di soluzione salina, la seconda prevede 840 millilitri con somministrazione di soluzione durante e dopo la donazione, mentre il terzo metodo prevede 800 millilitri con soluzione salina solo dopo. Abbiamo scelto una soluzione intermedia fermandoci a 800 millilitri ma con la somministrazione di soluzione salina durate e dopo la donazione per cercare di abbassare al massimo il rischio di reazioni avverse.

DIALOGO E CONDIVISIONE – DIFESA DEL SISTEMA ITALIA

Le Marche hanno scelto la strada della condivisone con le altre regioni, il dialogo con le associazioni e una sempre più raffinata organizzazione. “Il pilastro fondamentale di ogni discorso sono i nostri 57mila donatori – sostiene Giovanna Salvoni, responsabile del Centro regionale sangue e responsabile del Laboratorio regionale centralizzato della medicina trasfusionale dell’azienda degli ospedali Riuniti di Ancona -. Ora siamo autosufficienti ma abbiamo percorso una lunga e difficile strada per arrivare a questo risultato. Oggi possiamo dire con orgoglio che siamo la prima regione italiana per donazione di plasma con 21,8 chili per mille abitanti. Insieme allo sforzo dei donatori, abbiamo aggiunto la compensazione con le altre regioni alle quali abbiamo ceduto albumina e fattore VIII ricevendo in cambio le immunoglobuline. Fondamentale resta il dialogo tra la Regione e le associazioni territoriali. Tutti insieme partecipiamo alle decisioni e alle strategie per raccogliere più sangue e aumentare i donatori”.

Cerca sinergie organizzative l’Abruzzo e Pasquale Colamartino, responsabile del Centro regionale sangue abruzzese ha spiegato che “l’efficienza e la sostenibilità della raccolta di plasma è un tema rilevante per quanto riguarda l’autosufficienza in termini di plasmaderivati in Italia. Stamattina abbiamo visto le dinamiche internazionali a cui noi come sistema italiano dovremo dare delle risposte. Il piano quinquennale italiano per l’autosufficienza di plasma ha individuato le misure da adottare, all’interno di un sistema pubblico e non profit.  La situazione nazionale registra tuttavia una estrema variabilità dei sistemi regionali: è chiaro che se la tendenza è quella della riduzione del plasma, i modelli organizzativi vanno rivisti e lo dobbiamo fare con sperimentazioni gestionali locali che possano diventare poi un cammino virtuoso a livello nazionale. Dobbiamo difendere il nostro sistema e lavorare in sinergia”. Due altre le questioni da affrontare: la gestione degi scarti e quella dei costi di produzione. Non è più ammissibile che ci sia un livello alto di scarti per scadenza, dobbiamo fare uno sforzo per ridurre questo livello, anche per una questione etica. I costi, poi, sono collegati sia ad efficienza che a sostenibilità. A fronte di un aumento del plasma inviato all’industria abbiamo una riduzione della raccolta. Nel 2017 è aumentato il volume di plasma inviato all’industria perché c’erano scorte, ma il trend ora è negativo per quanto riguarda la riduzione della procedure di raccolta: nei prossimi anni, 2018, 2019 e 2020 potrebbe quindi essere annullato l’effetto dei volumi raccolti in precedenza e sarà difficile mantenere il trend positivo del 2017. In conclusione, voglio dire che il conto lavorazione ha un valore fondamentale: il plasma lavorato in Italia resta di proprietà pubblica, in altri contesti è dell’industria e lo distribuisce in base alle convenienze di mercato. Dobbiamo difendere il nostro sistema e lavorare in sinergia.

UN DIBATTITO ACCESO E COSTRUTTIVO – PUNTARE ALL’INDIPENDENZA

IL PLASMA COME RISORSA STRATEGICA PER LE ECONOMIE NAZIONALI – Paul Strengers, executive director of the International Plasma and Fractionation Association, Amsterdam

Non dobbiamo guardare soltanto una parte della catena dell’uso del plasma. Ci sono nazioni che stanno facendo errori: per esempio in una nazione che conosco volevano più plasma frazionato, hanno fatto uno stabilimento, ma non c’era il plasma e quindi lo stabilimento non è mai stato usato. Conosco una nazione più ad Est, dove la politica pensava che fosse importante costruire stabilimenti per curare i pazienti, ma se non ci sono infermieri quegli ospedali non funzioneranno mai.

E’ importante che i donatori sappiano che stanno donando anche delle informazioni e non solo dei prodotti. Quindi dobbiamo dare dei prodotti sicuri tutti in maniera gratuita. E’ importante anche riferirsi al paziente e fare le cose solo per i pazienti e non considerando tutti gli altri shareholders. Sappiamo infatti che quando ci sono questi shareholders perdiamo la gratuità di questo servizio. Bisogna creare prodotti che derivano dal plasma che siano economici, dobbiamo incoraggiare la produzione di plasmma locale: qualità e frazionamento del plasma, ecco questi sono due pilastri fondamentali.

C’è un enorme aumento dei prodotti plasmaderivati, ma se si vuole seguire questa richiesta c’è bisogno di molto più plasma. Ci sono studi che dimostranon che il fattore VIII è molto più efficace del ricombinante. Non dobbiamo dimenticare che più di 9,3 milioni di litri restano inutilizzati perché la qualità non è abbastanza alta per il frazionamento. Di conseguenza, c’è una catena che deve seguire delle procedure precise.

Qual è quindi l’andamento delle forniture di plasma? Negli ultimi anni c’è un enorme aumento della raccolta di plasma soprattutto negli Usa ciò significa che il 4,5% della popolazinoe fornisce più del 60% della raccolta di plasma. Siamo grati a quest donatori, ma i pazienti stessi a livello mondiale si  stanno riunendo per discutere sulle strategie per la loro salute. Noi pensiamo che questi pazienti debbano essere rassicurati sulla qulità del plasma usato. Dobbiamo considerare il plasma come una risorsa strategica, così come lo sono altre materie prime, ad esempio l’acqua potabile. Si tratta di una risorsa economica soggetta a un elevato rischio  di sospensione della fornitura. Ciò significa che ci può essere il rischio di dover ricorrere all’importazione, una volta che a casa nostra il plasma non c’è più. Questo a sua volta vuol dire che se non avete plasma la vostra economia nazionale ne risentirà.  Mi potreste accusare di essere allarmista. Ma questa è la realtà.

PLASMA, UN AFFARE DA DECINE DI MILIARDI DI DOLLARI

Prima di lui Albert Farruggia, ajunct professor school of surgery university of west Australia e senior advisor di Kedrion Biopharma, ha precisato: sappiamo che il giro d’affari intorno al plasma oscilla tra gli 8 e i 25 miliardi di dollari, anche se sono numeri che ci fanno girare la testa non dobbiamo mai perdere di vista il paziente e la sua sicurezza”.

Sulla questione pubblico-privato, e quindi sulla lavorazione del plasma in conto terzi da parte delle case farmaceutiche si è sviluppata la tavola rotonda di fine mattinata, sulla scia delle dichiarazioni di diversi relatori che hanno ricordato come la lavorazione in conto terzi abbia un elemento fondamentale in Italia unico e da salvaguardare: il plasma lavorato in Italia resta di proprietà pubblica. Paul Strenger ha chiesto la possibilità di fare una domanda complessa: è possibile pensare che il lavoro della società farmaceutica Kedrion Biopharma in Italia venga utilizzato come esempio di confronto? A rispondere Danilo Medica, Italy country manager della società farmaceutica e Claudio Velati, ex presidente della società italiana di medicina trasfusionale e immunoematologia. “In passato sono stati fatti studi di comparazione tra modelli italiani e realtà estere –  ha ricordato Medica. E ha aggiungento: da sempre siamo vicini al sistema sangue ma è difficile confrontare l’efficienza dell’industria con quella del sistema sanitario pubblico. Ci piace una sfida di questo tipo e siamo disponibili al confronto per trasferire best practice. Del resto conoscenza ed esperienza le abbiamo già maturate”. A fargli eco Velati che ha ricordato lo studio fatto rispetto alla Germania. “Le differenze non erano significative e toccavano tre aspetti: il numero di apparecchiature, gli orari di apertura per la raccolta e il personale utilizzato – ha spiegato. Ed ha aggiunto: in Germania c’erano circa 1200 macchinari, contro i 1000 in Italia, gli orari di apertura ai donatori erano più flessibili dei nostri e quindi si poteva massimizzare l’uso delle apparecchiature; il personale è diverso soprattutto nelle tipologie. Voglio ricordare – ha ribadito Velati – che in Italia ogni donatore deve incontrare un medico prima di donare e questo significa che c’è un controllo forte sul donatore. Inoltre, se il centro resta aperto per dodici ore, ci vorranno medici che coprano i turni di dodici ore. Si tratta di una particolarità tutta italiana da difendere”.

AL CENTRO DEVE SEMPRE ESSERCI IL PAZIENTE – Aldo Ozino Caligaris, Civis –

Come Civis, stiamo affrontando il tema del materiale biologico destinato ad altri cittadini in maniera condivisa. Il principio della gratuità affrontato dai miei predecessori ci apre a tanti aspetti: alla rete del sistema trasfusionale, dell’autonomia, della sua integrità che oggi rischia attacchi importanti a 360 gradi. Come associazioni di volontariato dobbiamo necessariamente affrontare in maniera sinergica le problematiche dei donatori e del sistema trasfusionale, dobbiamo condividere e trovare le necessarie risposte. Abbiamo bisogno di un volontariato responsabile e autorevole e che ci siano risposte. Dobbiamo rivedere, se necessario, ciò che abbiamo portato avanti in passato. Dobbiamo ringraziare donatori e istituzioni e centro nazionale sangue ma ricordiamoci che il nostro fine ultimo è assicurare terapie necessarie per i nostri cittadini. E’ il paziente che aspetta risposte puntuali nel momento del bisogno e non possiamo mancare l’appuntamento.

LA DONAZIONE DEL CORPO UMANO DEVE ESSERE GRATUITA –Sandro Nanni Costa, direttore centro nazionale trapianti. Un punto da salvaguardare è  la donazione, donazione gratuita di parti del corpo umano. Si tratta di un compito importante perché è una situazione che è sotto attacco, a livello europeo e internazionale dove non troviamo gradi sponde. So qual è il problema del plasma, il problema dell’uso industriale, il problema tedesco, legato al discernimento tra ciò che è dono e ciò che è lavorazione industriale. Il termine non remunerazione si presta all’idea del rimbosrso, mentre la nostra donazione  gratuita, vuol dire, come ha detto la dott.ssa Tamburrini, senza nulla in cambio. Quello che c’è in gioco è la vendita del corpo umano, ma è un richio che dobbiamo combattere.L’uso del bios, del corpo umano, di ciò che viene dato, deve essere gratuito. Perché se perdiamo uno di questi pezzi ci troveremo a perderli tutti: aperto il mercato non si chiude più. Fondamentale infine l’autonomia dei centri trapianti e dei centri trasfusionali, ciò non significa indipendenza, si risponde a legge e a istituzioni, ma  c’è una sorta di democrazia del dono e del trapianto, una democrazia che va mantenuta. Non possiamo far sì che ci siano leggi su questioni particolari che modifichino le politiche senza sentire i centri, o scelte di singole Regioni che si diffrenzino dalle altre.

LA DONAZIONE E’ GRATUITA – Maria Rita Tamburrini, dirigente del Ministero della salute

Vorrei ricordare che in Italia la donazione di sangue non è “non remunerata” ma è “gratuita”. La parola “gratuità” significa un gesto generoso che non ha nulla in cambio. Questo è ciò che avviene in Italia

SALVAGUARDIAMO IL SISTEMA ITALIA

Gian Franco Massaro presidente Fiods, Giancarlo Maria Liumbruno, direttore Centro nazionale sangue: grazie a tutti e a tutte le associazioni, salvaguardiamo il nostro sistema Italia. Appuntamento in Ruanda per il 14 giugno dell’anno prossimo e nel 2020 a Roma, speriamo.

 

 

 

Fonte: donatorih24